Sentenza Corte Costituzionale 2025 e cittadinanza italiana iure sanguinis

Cosa doveva decidere la Corte Costituzionale

La sentenza n. 142 del 31 luglio 2025 della Corte Costituzionale rappresenta un momento cruciale per la disciplina della cittadinanza italiana. La Consulta si è pronunciata sulle questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali in materia di cittadinanza iure sanguinis, con riferimento alla legge n. 91 del 5 febbraio 1992 e alla normativa precedente alla riforma del 2025.

Ancor prima della nota riforma che ha introdotto il limite delle due generazioni, infatti, alcuni Tribunali avevano contestato la normativa per violazioni degli articoli 1, 3 e 117 della Costituzione, soprattutto sotto il profilo della ragionevolezza e proporzionalità. Inoltre avevano segnalato una disparità di trattamento tra cittadini italiani residenti e italo-discendenti nati all’estero.

In particolare, evidenziavano come la disciplina italiana non avesse mai posto limiti alla trasmissione della cittadinanza iure sanguinis, generando situazioni di potenziale indefinitezza e un collegamento spesso assente con la realtà nazionale.

Il contesto storico e sociale

L’Italia, tra la fine del XIX secolo e il XX secolo, ha conosciuto una massiccia emigrazione: circa 27 milioni di cittadini italiani tra il 1870 e il 1970 lasciarono il Paese, e metà di loro non vi fece più ritorno. I loro discendenti potrebbero oggi superare numericamente i cittadini residenti, creando una situazione unica rispetto ad altri Stati europei. L’attrattività della cittadinanza italiana, connessa anche alla cittadinanza europea e alla possibilità di evitare il visto per gli USA, ha accentuato le richieste di riconoscimento da parte degli italo-discendenti.

I consolati all’estero, spesso in stallo, hanno dovuto fronteggiare un afflusso incontrollato di domande, con conseguente aumento delle controversie davanti ai tribunali italiani. I Tribunali hanno quindi rilevato come la disciplina ante-2025 potesse attribuire la cittadinanza a milioni di persone prive di un “genuine link” con l’Italia, alterando il legame tra popolo e sovranità previsto dall’articolo 1 della Costituzione.

L’intervento legislativo del marzo 2025: il limite a due generazioni

Di fronte a questa situazione, come noto, il legislatore è intervenuto con il d.l. n. 36 del 28 marzo 2025, convertito nella legge n. 74 del 23 maggio 2025, introducendo l’art. 3-bis nella legge n. 91/1992. La nuova norma limita l’acquisizione automatica della cittadinanza iure sanguinis per i nati all’estero già in possesso di altra cittadinanza, introducendo condizioni specifiche legate al vincolo di filiazione o alla residenza in Italia del genitore.

In particolare, secondo le nuova legge entrata in vigore il 27 marzo 2025, per le domande presentate da quel momento in avanti è necessario che almeno i genitori od i nonni abbiano esclusivamente la cittadinanza italiana. E' stato quindi introdotto un limite generazionale a due generazioni, sicché a partire dall'entrata in vigore della legge, il 27 marzo 2025, solo chi ha al massimo i nonni italiani può chiedere la cittadinanza.

Tali misure mirano a introdurre un criterio di legame effettivo con la comunità nazionale.

Come si vedrà, però, la nuova legge, forse promulgata in modo frettoloso, pare parzialmente contraria alla Costituzione.

Ma andiamo con ordine.

Motivazioni e finalità della riforma di marzo 2025

Il legislatore ha giustificato l’intervento di marzo 2025 con la necessità di bilanciare i valori costituzionali con la realtà sociale: il popolo sovrano non può essere un’entità indefinita, e l’attribuzione illimitata della cittadinanza a discendenti nati all’estero rischia di generare disparità con chi vive e partecipa attivamente alla società italiana.

In altre parole, la nuova disciplina vuole regolamentare in maniera ragionevole l’accesso alla cittadinanza iure sanguinis, eliminandola per quelle persone ch, ormai, non hanno alcun reale legame con l'Italia.

Indicazioni dalla sentenza n. 142/2025

Come si è detto, la sentenza n. 142/2025 si pronuncia sulla normativa precedente rispetto alla riforma del 2025 e non sulla nuova legge.

Tuttavia, è importante sottolineare che la decisione della Consulta è giunta dopo la riforma e che, quindi, la Corte ha avuto modo di anticipare molte importanti questioni relative proprio alla nuova norma di marzo 2025.

Anzitutto, dalla lettura della sentenza emergono alcune indicazioni chiave su come la Legge può in generale modificare l'accesso alla cittadinanza.

La Corte conferma che la discrezionalità del legislatore, quindi il suo diritto di fare le leggi, è ampia, ma resta sempre soggetta al controllo della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia UE. Poi, ricorda che le norme devono sempre rispettare i principi costituzionali ed europei e, in particolare, i principi di ragionevolezza e proporzionalità. La sentenza, pare confermare la legittimità dei limiti generazionali, tuttavia anticipa che l'aver imposto il limite a due generazioni in modo indiscriminato e senza prevedere alcuna normativa intertemporale o alcun termine finale entro il quale chiedere la cittadinanza sulla base della vecchia legge è, potenzialmente, irragionevole.

Prospettive future

La sentenza n. 142/2025, come si diceva, non ha potuto esprimersi in merito alla nuova legge del 2025 e, soprattutto, riguardo al suo aspetto più rilevante per gli italo-discendenti: la retroattività dell’art. 3-bis.

Secondo l’attuale legge, infatti, per tutte le domande presentate dopo il 27 marzo 2025 si applica il limite delle due generazioni. Così facendo, tuttavia, la legge è intervenuta cancellando il diritto di chiedere la cittadinanza di centinaia e migliaia di persone, convinte, sulla base della precedente legge, di poter riacquistare la cittadinanza italiana.

La riforma, invece, ha cancellato in un solo colpo questo loro diritto.

Alcuni Giudici, quindi, hanno chiesto alla Corte Costituzionale di valutare se la riforma del 2025 è parzialmente incostituzionale per non aver previsto un termine ragionevole entro il quale presentare la domanda di cittadinanza sulla base della legge precedente.

La Corte Costituzionale, quindi, dovrà pronunciarsi proprio sulla possibilità di aggiungere alla legge del 2025 questo termine ultimo per la presentazione delle domande di cittadinanza iure sanguinis.

Servirà però del tempo.

Per fortuna, nel frattempo, la sentenza n. 142/2025 della Corte Costituzionale, pur non potendosi pronunciare sulla questione (posto che era chiamata a valutare la normativa precedente alla riforma del 2025), ha “anticipato” alcuni importantissimi aspetti relativi alla nuova legge ed al limite delle due generazioni.

Cosa anticipa la sentenza n. 142/2025 della Corte Costituzionale

La sentenza n. 142/2025 conferma che il legislatore ha il pieno diritto di decidere a quali condizioni concedere la cittadinanza italiana. Di fatto, pare che il limite a due generazioni non verrà cancellato dalla successiva decisione della Consulta.

Tuttavia, la Corte afferma che non è ragionevole imporre nuovi limiti alla cittadinanza senza concedere un termine per presentare le domande sulla base della precedente normativa.

In definitiva, la Consulta sembra orientata a confermare la validità della nuova disciplina, bilanciando principi costituzionali, diritto europeo e esigenze pratiche dell’ordinamento. La soluzione più plausibile appare una dichiarazione di incostituzionalità parziale, con introduzione di un termine ragionevole per presentare le domande sulla base della legge precedente la riforma del 2025.

Ciò garantirebbe:

  • di assicurare per il futuro la presenza di un legame effettivo tra cittadini e territorio;
  • di limitare l’attribuzione indefinita della cittadinanza ai discendenti lontani, che è l’obiettivo della nuova legge del 2025;
  • di tutelare i diritti dei cittadini italo-discendenti già nati;
  • la possibilità per tutti gli italo-discendenti di avere un termine entro il quale per loro sarà possibile presentare la domanda di cittadinanza sulla base della legge precedente la riforma (quindi senza limiti generazionali!), ben sapendo che se non lo fanno potranno, dopo questo termine finale, chiedere la cittadinanza solo se in possesso dei nuovi requisiti stabiliti dalla riforma del marzo 2025.

Cosa fare adesso?

La domanda che tutti gli italo-discendenti si pongono è: cosa facciamo adesso?

Non c’è una risposta giusta o una sbagliata.

Si può attendere la nuova decisione della Corte Costituzionale, sapendo che ci vorrà del tempo prima che arrivi.

In alternativa, è possibile presentare la domanda di cittadinanza in via giudiziale, chiedendo al Giudice di valutare l’incostituzionalità della nuova legge nella parte in cui non ha previsto un termine ultimo entro il quale proporre le domande prima dell’entrata in vigore dei nuovi limiti.

La proposizione della domanda giudiziale, che pure va valutata attentamente, consentirebbe di essere certi, in caso di decisione positiva della Corte Costituzionale, di aver già proposto la domanda e quindi di non incorrere in decadenze. Inoltre, la domanda di cittadinanza verrebbe decisa con priorità rispetto alle altre.

Infatti, se la Consulta dovesse introdurre un termine finale entro cui presentare la domanda, è facilmente presumibile che vi sarebbero migliaia e migliaia di italo-discendenti che avrebbero la necessità di reperire la documentazione, asseverarla, tradurla e presentarla entro un breve lasso di tempo, cosa che potrebbe rendere più difficoltosa e più lenta la procedura di presentazione della domanda di cittadinanza.

Forse, quindi, conviene agire in anticipo, cominciando sin d’ora a reperire la documentazione e presentando già una domanda di cittadinanza iure sanguinis in via giudiziale, nella consapevolezza che la Consulta probabilmente concederà un termine finale entro cui depositare le domande di cittadinanza sulla base della vecchia legge e quindi senza alcun limite generazionale.

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