
Modello 231 nel marmo: sicurezza e tutela legale per imprese
- 10 Ottobre 2025
- nicolò vallini vaccari
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Nelle PMI (piccole medie imprese) e in particolare nel settore del marmo, dove quotidianamente si maneggiano blocchi di pietra, macchinari complessi e materiali pesanti, il rischio di infortuni è elevato.
Le imprese marmiste devono rispettare norme rigide in materia di sicurezza sul lavoro, ma spesso trascurano un aspetto decisivo: la responsabilità penale e amministrativa della società in caso di incidente.
Il D.Lgs. 231/2001 prevede infatti che anche l’impresa, non solo il datore di lavoro, possa essere chiamata a rispondere se un infortunio deriva da violazioni delle norme antinfortunistiche.
Le conseguenze possono essere devastanti: multe, interdizione dell’attività, esclusione da appalti pubblici, danni d’immagine.
Per evitare tutto ciò, la soluzione giuridica più efficace è adottare un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (MOG 231): uno strumento che dimostra l’impegno concreto dell’impresa nel prevenire i reati e gestire la sicurezza in modo strutturato.
INDICE DEI CONTENUTI
ToggleCos’è il Modello 231 e cosa prevede la legge
Il Decreto Legislativo 231/2001 ha introdotto in Italia la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per reati commessi, nel loro interesse o vantaggio, da soggetti apicali o da chi agisce sotto la loro direzione.
Nel contesto del marmo e delle PMI (Piccole medie imprese), i reati più rilevanti sono quelli legati alla violazione delle norme antinfortunistiche, che possono portare a omicidio colposo o lesioni personali colpose gravi o gravissime (artt. 589 e 590 c.p.).
In questi casi, oltre al datore di lavoro, anche la società può essere sanzionata se non ha adottato un sistema organizzativo idoneo a prevenire tali eventi.
Il Modello 231 serve proprio a questo: a dimostrare che l’impresa ha fatto tutto il possibile per prevenire l’infortunio.
Perché il Modello 231 è fondamentale per le imprese del marmo e le PMI
Le cave e i laboratori di marmo sono ambienti di lavoro ad alto rischio:
- movimentazione di blocchi e lastre pesanti;
- taglio e lucidatura con macchinari a lama;
- uso di carriponte, ventose e gru;
- esposizione a polveri e rumore.
Un singolo errore può trasformarsi in un evento tragico.
Quando accade un infortunio grave, la Procura indaga non solo sulle persone fisiche, ma anche sull’organizzazione aziendale: se mancano procedure, formazione o vigilanza, la società rischia di essere ritenuta colpevole.
Con un Modello 231 correttamente adottato e attuato, invece, l’impresa può evitare o ridurre drasticamente le sanzioni, dimostrando di aver gestito la sicurezza in modo serio e documentato.
Le considerazioni di cui sopra valgono, in generale, per tutte le piccole e medie imprese e industrie, che utilizzano quotidianamente macchinari sempre più complessi e, potenzialmente, rischiosi.
Le sanzioni previste dal D.Lgs. 231/2001
In caso di responsabilità accertata, la società può subire:
- 💰 Sanzioni pecuniarie fino a 1,5 milioni di euro;
- ⛔ Sanzioni interdittive, tra cui:
- sospensione o revoca dell’attività;
- divieto di partecipare a gare o appalti pubblici;
- revoca di licenze e autorizzazioni;
- 🏦 Confisca dei profitti derivanti dal reato;
- 📢 Pubblicazione della sentenza di condanna.
Per una cava o un laboratorio, ciò può significare la paralisi dell’attività produttiva e la perdita di contratti strategici.
Il Modello 231 è dunque un vero scudo legale che tutela la continuità aziendale.
Come si costruisce un Modello 231 efficace
Un Modello 231 non può essere “standard”. Deve essere personalizzato sulla base dei rischi reali dell’impresa.
Nel settore lapideo, il modello deve coprire in modo dettagliato i processi più critici.
a) Analisi dei rischi (risk assessment)
Si individuano i processi aziendali in cui possono verificarsi reati.
Esempi tipici per cave e laboratori:
- taglio e movimentazione dei blocchi;
- manutenzione dei macchinari;
- carico e scarico di lastre;
- gestione dei rifiuti lapidei;
- trasporto su strada;
- appalti e subappalti.
Ogni processo viene valutato in termini di probabilità e gravità del rischio, per poi stabilire le misure preventive.
b) Procedure operative e protocolli di controllo
Una volta mappati i rischi, il Modello 231 deve stabilire procedure scritte e regole di condotta per prevenirli.
Nel settore marmifero, ad esempio:
- controlli periodici su carriponte e ventose;
- registri di manutenzione dei macchinari;
- verifica quotidiana dei DPI da parte dei preposti;
- procedure per la gestione delle emergenze in cava o in laboratorio.
Queste procedure devono essere realmente applicate e documentate, non solo presenti “sulla carta”.
c) Attribuzione di ruoli e responsabilità
Il modello deve chiarire con precisione chi è responsabile di cosa:
- Datore di lavoro e dirigenti: pianificazione e risorse;
- RSPP: valutazione dei rischi e aggiornamento del DVR;
- Preposti: controllo operativo quotidiano;
- Lavoratori: uso corretto dei DPI e segnalazione delle anomalie.
L’assenza di chiarezza organizzativa è una delle principali cause di condanna.
d) Nomina dell’Organismo di Vigilanza (OdV)
L’OdV è l’organo indipendente incaricato di vigilare sul funzionamento e sull’efficacia del modello.
Deve:
- controllare periodicamente l’applicazione delle procedure;
- ricevere segnalazioni di eventuali violazioni;
- proporre aggiornamenti del modello;
- redigere una relazione annuale alla direzione.
Può essere composto da professionisti esterni o interni, purché indipendenti e qualificati.
e) Formazione e comunicazione
Un Modello 231 è efficace solo se conosciuto e rispettato da tutto il personale.
Per questo è necessario:
- formare i lavoratori sui rischi specifici del settore marmo;
- formare dirigenti e preposti sulle responsabilità penali;
- diffondere il modello tramite procedure interne, affissioni e corsi periodici;
- documentare tutte le attività formative.
Coordinamento tra Modello 231 e DVR
Il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e il Modello 231 devono essere coerenti e complementari:
- il DVR analizza i rischi tecnici e operativi;
- il Modello 231 stabilisce le regole organizzative e i controlli per prevenirli.
Se un infortunio avviene nonostante un DVR aggiornato, la Procura potrà comunque contestare alla società di non aver vigilato (cioè di non aver attuato un sistema 231 efficace).
Per questo i due strumenti devono dialogare costantemente, aggiornandosi in parallelo.
Vantaggi pratici per le imprese marmiste
L’adozione di un Modello 231 porta benefici concreti, oltre che legali:
- ✅ Tutela dell’impresa da sanzioni penali e interdittive;
- ✅ Riduzione del rischio di sospensione o chiusura in caso di infortunio;
- ✅ Migliore immagine aziendale verso clienti, fornitori e istituzioni;
- ✅ Maggiore affidabilità nei rapporti commerciali e nei bandi pubblici;
- ✅ Coinvolgimento e responsabilizzazione del personale;
- ✅ Migliore gestione della sicurezza e della compliance aziendale.
In molti casi, la presenza di un Modello 231 è ormai richiesta dai committenti come condizione per stipulare contratti o accedere a gare.
Il ruolo dell’avvocato nella redazione del Modello 231
La costruzione di un Modello 231 efficace richiede competenze giuridiche, tecniche e organizzative.
Per questo è fondamentale il supporto di un avvocato esperto in diritto penale d’impresa e sicurezza sul lavoro, che possa:
- adattare il modello alle caratteristiche specifiche della cava o del laboratorio;
- coordinare il Modello 231 con DVR, POS, procedure ISO e contratti di appalto;
- supportare la società nella nomina e formazione dell’OdV;
- assistere l’impresa in caso di ispezioni, audit o procedimenti penali.
Un modello redatto da soli o copiato da altre realtà può risultare inefficace — e nei processi penali, inefficace equivale a inesistente.
Casi pratici: quando il Modello 231 fa la differenza
Numerose sentenze recenti hanno riconosciuto che l’adozione del MOG 231 può escludere o attenuare la responsabilità della società.
Esempio:
Un’impresa lapidea coinvolta in un grave infortunio in cava ha evitato le sanzioni interdittive grazie alla dimostrazione che:
- aveva un Modello 231 aggiornato;
- svolgeva controlli periodici tramite OdV;
- formava costantemente il personale;
- conservava documentazione di manutenzione e verifiche.
In casi simili, le società prive di modello sono state invece condannate con sospensione dell’attività e pubblicazione della sentenza.
💬 Morale: nel settore del marmo, il Modello 231 non è un optional, ma un presidio di sopravvivenza giuridica.
Conclusione
Adottare un Modello 231 significa passare da un approccio “formale” a uno organizzato e preventivo della sicurezza.
Non si tratta di un semplice documento, ma di un sistema che dimostra la reale volontà dell’impresa di lavorare in modo sicuro e conforme alla legge.
Per un’impresa marmista, questo modello rappresenta un vero e proprio scudo contro le sanzioni penali e amministrative, e al tempo stesso un segno di serietà verso clienti, dipendenti e istituzioni.
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F.A.Q.
- Cos’è il Modello 231 nel settore del marmo?
È un sistema organizzativo che previene reati come lesioni o omicidio colposo da violazioni di sicurezza. Serve a evitare sanzioni penali e interdittive per l’impresa. - Quando è obbligatorio adottare il Modello 231?
Non è obbligatorio per legge, ma è fortemente consigliato per le imprese ad alto rischio, come cave e laboratori di marmo, per tutelarsi in caso di infortunio. - Quali vantaggi offre il Modello 231 alle imprese marmiste?
Riduce il rischio di sanzioni, migliora la sicurezza, aumenta la credibilità aziendale e consente di partecipare a gare e appalti in maggiore sicurezza. - Chi deve redigere il Modello 231?
Un avvocato o team di consulenti esperti in diritto penale d’impresa e sicurezza sul lavoro, in collaborazione con RSPP e figure interne. - Cosa rischia un’azienda senza Modello 231?
In caso di infortunio grave, la società può subire sanzioni fino a 1,5 milioni di euro, interdizione dall’attività e perdita di appalti pubblici.
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